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Horizon Zero Dawn & Forbidden West – Una recensione queer

Ciao a tuttə! Dopo Latisha, sono contenta di avere l’opportunità di presentarmi: sono Nightingale e adoro leggere, passare le ore sui videogiochi, guardare serie TV e ascoltare musica (anche quella espressamente rivolta a un pubblico saffico!).

Con queste premesse, dedico il mio primo articolo a una delle mie passioni, e in particolare voglio soffermarmi su una serie videoludica che ho scoperto solamente di recente (meglio tardi che mai, no?). Sto parlando di Horizon, la serie action RPG creata da Guerrilla Games e pubblicata da Sony a partire dal 2017. Sin dal primo capitolo, intitolato “Horizon Zero Dawn“, lo studio olandese ci ha aperto le porte del suo futuro distopico dipinto con estrema cura nei dettagli e profondità d’intenti, popolandolo di personaggi autentici e sfaccettati, persino quando si tratta di PNG incontrati per caso durante una missione secondaria. Ma in che modo la saga di Horizon entra a pieno diritto nella nostra lista? Scopriamolo insieme!

ATTENZIONE: Da questo punto in poi saranno presenti alcuni spoiler riguardanti la trama di Horizon e la storia dei suoi personaggi. Cercherò di limitarli allo stretto indispensabile, ma se proprio non tollerate alcun tipo di spoiler non dite che non vi avevo avvisatə!

Aloy: un’Emarginata alla ricerca del suo posto del mondo e alla scoperta della sua identità

Protagonista del gioco, e unica speranza per rimettere a posto un mondo minacciato da macchine impazzite e culti folli, Aloy è un personaggio che sfida la tradizione e le convenzioni sociali non solo della sua tribù d’origine, ma anche delle altre esistenti nel vasto mondo di Horizon. Emarginata sin dalla nascita poiché nata come “senzamadre” – cosa su cui non ci soffermeremo in questo momento, o finirei per spoilerarvi Zero Dawn quasi nella sua interezza -, la piccola Aloy viene cresciuta da Rost, un altro emarginato che diventa sua figura paterna e punto di riferimento per buona parte della sua vita, che le insegna a cacciare, a combattere e a cavarsela nella natura selvaggia.
All’inizio degli eventi di Horizon Zero Dawn, Aloy si presenta come una giovane donna che non sa come relazionarsi con gli altri e che non sembra nemmeno curarsene. Rost non è mai stato un padre incline a mostrare senza filtri i suoi sentimenti e di certo la mancanza di altri esempi a cui far riferimento non ha aiutato la giovane “Nora” (nome della sua tribù d’appartenenza) a sviluppare la sua sfera affettiva, sia in chiave familiare che sentimentale. Aloy non ha ancora avuto modo di comprendere pienamente l’amore e le sue sfaccettature, anzi, si sente a disagio nel vedere manifestazioni d’affetto altrui o nel ricevere flirt e complimenti, inoltre tende ad allontanare chi si interessa a lei, indipendentemente dalla natura di tale interesse.
Ciò non significa che Aloy sia un pezzo di ghiaccio: ha un animo estremamente curioso, determinato, risoluto e schietto, per non parlare del suo lato comprensivo e compassionevole, a seconda delle scelte di chi gioca. Nel corso della storia, incontra diversi personaggi che diverranno prima conoscenti e poi amici pronti a supportarla nella sua missione, ma alla fine del gioco risulta ancora abbastanza chiaro che Aloy non sia pronta ad aprirsi agli altri. Ma è in Horizon Forbidden West che l’evoluzione della sua sfera emotiva subisce il cambiamento più significativo. Capisce finalmente che non ha senso cercare di salvare il mondo se non ci si apre agli altri, accettando l’aiuto e il supporto non solo di vecchie conoscenze che la accompagnano testardamente dal capitolo precedente, ma anche di nuovi compagni, tra cui anche una sorella inaspettata, tutti pronti a lasciare un segno nella sua vita.

Aloy e Seyka: “Il mio posto è qui al tuo fianco”

Se fino a questo momento Aloy ha trovato la forza di aprirsi alle amicizie e a un rapporto fraterno, è nel DLC di Horizon Forbidden West, Burning Shores, che sperimenta per la prima volta cosa significhi innamorarsi di qualcuno. Questo qualcuno è Seyka, una guerriera della tribù dei Quen che sin dal primo incontro è capace di suscitare l’interesse di Aloy. Per la prima volta, infatti, la nostra eroina ha a che fare con un personaggio che può essere considerato suo pari: Seyka non si lascia limitare dalle tradizioni e dai dogmi della sua tribù, è un’abile guerriera ed è anche indipendente, oltre che compassionevole e determinata nel portare a termine la sua missione. Sin dall’inizio, la chimica tra le due guerriere è perfettamente tangibile e si instaura con fluidità e naturalezza, in un crescendo di emozioni che porta Aloy a interrogarsi sui sentimenti che prova nei confronti della Quen. Nella scena sulla spiaggia, si nota chiaramente quanto tenga a lei, un atteggiamento che mai si era visto in passato da parte sua, o almeno non con la stessa intensità. Se è vero che Aloy si è sempre più aperta agli amici e persino alla sorella, con Seyka si nota un trasporto nuovo, spinto da un sentimento che prova per la prima volta: l’amore romantico. In un discorso appassionato e carico di pathos, infatti, Aloy si lascia quasi scappare una dichiarazione, contornata da del buon gay panic che rende il tutto ancor più tenero e divertente. Penso di aver fangirlato quasi a ogni loro scena insieme, sono così adorabili! Alla fine della loro avventura, dopo aver unito le forze in perfetta sintonia per sconfiggere il nemico, la tensione romantica tra le due sfocia in una dichiarazione da parte di Seyka in cui confessa di voler stare con Aloy. A questo punto, chi si trova dietro lo schermo può far reagire Aloy in tre modi differenti: accettare e ricambiare i sentimenti di Seyka o rifiutare in maniera più o meno brusca a seconda dell’opzione di dialogo scelta. Dal mio punto di vista, l’unica opzione che ho considerato valida è stata quella di accettare i suoi sentimenti e lasciare che le due si bacino prima di dirsi arrivederci, e penso che nessuno potrà mai farmi cambiare idea su questa cosa. Anche perché parliamo del primo bacio di Aloy, chi è il cuore di ghiaccio che le negherebbe questo momento tanto dolce e profondo?!
Nella speranza che i cammini di Aloy e Seika s’incrocino di nuovo nel prossimo capitolo della saga, parliamo del resto dei personaggi LGBTQIA+ di Horizon!

La rappresentazione conta

Il mondo di Horizon è ricco di personaggi che, nel loro piccolo, riescono a lasciare il segno nella memoria di chi si immerge in questa straordinaria storia. La società dipinta nel gioco è lontana anni luce dalla modernità e dallo sviluppo tecnologico dei “Predecessori”, ma per fortuna sembrerebbe essersi lasciata alle spalle pregiudizi e discriminazioni verso chi non si conforma all’eteronormatività.
Ne è un esempio Petra, una brillante inventrice Oseram che non si stanca mai di flirtare con Aloy tanto nel primo quanto nel secondo capitolo. Sfortunatamente per lei, le battutine e i complimenti che rivolge alla nostra protagonista non vanno mai a segno, ma ciò non le impedisce comunque di essere una buona amica che aiuterà Aloy nel momento del bisogno. In Horizon Zero Dawn troviamo anche Janeva e Brageld. Quanto al primo, non si hanno informazioni precise e approfondite sulla sua identità di genere, ma quando Aloy gli si rivolge dandogli della donna – traendo quella conclusione osservandone l’aspetto -, Janeva la corregge immediatamente, spiegandole che per la legge Carja – sua tribù d’appartenenza – le donne non possono indossare l’armatura, motivo per cui da giovane ha scelto di vivere da uomo. Il secondo, invece, è il compagno di uno scultore morto durante gli eventi precedenti a HZD. Il suo desiderio è quello di poter ammirare una controversa statua scolpita dal compagno per poterne onorare la memoria, e Aloy gli presta aiuto per superare gli ostacoli che glielo impediscono.
Horizon Forbidden West ci ha regalato Seyka, ma lei non è di certo l’unico personaggio queer del capitolo… Anzi, Guerrilla sembra proprio essersi sbizzarrita in questo caso. Nella trama principale del gioco, ci viene riservato un piccolo lesbo-drama per mano di Tilda van der Meer. Non vi farò spoiler in merito perché credo che ci sia più gusto nel giocarlo e vederlo da sé, ma mentirei se dicessi che non ho lanciato un urletto stridulo nello scoprire un certo dettaglio… Lungo il cammino, incontriamo anche Alva, Penttoh, Wetakka, Ikkotah e Kristia. Vi lascio il piacere di scoprire da solə le loro sfumature e la loro storia, ma posso assicurarvi che non si tratterà di un’esperienza spiacevole, anzi!

Valutazione:

Premetto che questa mia recensione non vuole toccare il lato tecnico del gioco, concentrandosi esclusivamente sul contenuto LGBTQIA+. Penso sia facile da intuire: ho adorato entrambi i giochi dall’inizio alla fine. La saga non è ancora completa e, si spera, tra qualche anno potremo dare un seguito alla storia e scoprire nuove sfaccettature dell’affettività di Aloy, ma devo dire che ciò che ho visto finora lascia ben sperare. Come da copione, il twist romantico tra Aloy e Seyka ha sollevato un bel flame, alimentato soprattutto da chi urla al gioco “woke” o da chi, invece, considera Aloy come asessuale senza se e senza ma. Per quanto possa essere legittimo quest’ultimo pensiero, ritengo che sia troppo limitante escludere a priori il fatto che Aloy possa provare interesse romantico (o sessuale) nei confronti di qualcuno. Alla fine, siamo noi a guidare Aloy verso una strada o un’altra, e possiamo scegliere quale delle due versioni è quella che sentiamo più giusta, senza necessariamente sminuire le altre. In sostanza, vi invito a ignorare i commenti iper critici in tal senso e a farvi un’opinione vostra. Chissà, magari riuscirete a godervi una storia profonda, toccante e ben scritta, che saprà trascinarvi in un mondo distopico in cui la speranza non muore mai, nemmeno nei momenti più critici. Il mio voto è più che positivo (un dignitoso 4,7/5) e spero che, nel mio piccolo, questo articolo possa invogliarvi a mettere mano al controller e a immergervi in questa esperienza ludica. Nel caso in cui lo abbiate già giocato, invece, vi chiedo: che cosa ne pensate?

Alla prossima!

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