
Secondo romanzo dell’argentina Marina Yuszczuk, La sed è stato pubblicato nel 2020. Si tratta di un romanzo gotico, dall’ambientazione cruda e con un’atmosfera pesante che è quasi possibile sentire mentre ci si immerge nei lati più oscuri di una Buenos Aires antica e moderna.
La trama segue due diverse donne in epoche differenti fra loro e, inizialmente, chi legge potrebbe anche ritrovarsi a pensare che le due storie non siano connesse fra loro. La prima donna è una vampira della quale non viene rivelato il vero nome, originaria dell’Europa dell’Est, la cui storia inizia secoli or sono. A giudicare dai suoi racconti, il suo Sire potrebbe essere nientedimeno ché Dracula in persona. La sua fuga avviene in seguito a un episodio dalla violenza inaudita, che la costringerà a imbarcarsi alla volta di un Nuovo Mondo. Approdata in Argentina, la vampira narrerà delle sue vicissitudini, dei suoi amori depravati per coloro che finiranno per essere le sue vittime, uomini o donne che siano, e del fatto che i pochi umani a cui concederà di scoprire di più sul suo conto la chiamino María. La sua storia si conclude all’inizio del secolo scorso, per lasciare dunque spazio ad Alma, la nostra seconda donna, che vive in una Buenos Aires moderna, in netto contrasto con la precedente ambientazione.
L’unico punto in comune fra le due sembra essere la morte, e con essa il cimitero, che ne è la prova più tangibile per coloro che restano. Il mausoleo dove avviene il loro incontro è uno dei luoghi più vissuti negli svariati capitoli e possiede un fascino senza tempo, disturbante ma al contempo romantico. Man mano che la storia s’approccia al finale, l’intreccio esistente fra le due inizia a farsi vivo, sempre più presente, ma mai chiaro fino in fondo. La paura si mischia alla curiosità, il desiderio di libertà al senso di colpa. Dal momento che la relazione resta comunque nascosta dietro un sottile velo di subtext ricamato ad arte con momenti volutamente ambigui, c’è chi si ostina a negare che il loro rapporto possa essere di tipo amoroso, ma personalmente trovo evidente lo stampo saffico della narrazione. María elegge numerose donne come vittime, e le descrizioni non vanno per il sottile: le sue vittime sono quanto più si possa avvicinare a un’amante, almeno per qualcuno che non è più in grado di provare sensazioni umane.
Più in generale, lo stile è l’ideale per chi ama l’horror e i classici sui vampiri. I temi trattati sono forti e, nonostante il tocco fantasy, restano pur sempre molto reali, per cui potrebbe non essere una lettura adatta alle persone più sensibili. Eppure, trovo che il lavoro della scrittrice sia eccelso, con una caratterizzazione dei personaggi tanto intensa da restare un attimo disorientati al cambio di protagonista. Per chi volesse cimentarsi nella lettura in lingua inglese piuttosto che in spagnolo, la traduzione di Heather Cleary rende giustizia allo stile della scrittrice, dando vita a Thirst.

Per quanto non sia uno dei miei libri preferiti, sono comunque arrivata a finirlo senza problemi. Purtroppo non si è rivelato essere nel mio stile, nonostante apprezzi parecchio i vampiri, tanto da essere rimasta parecchio delusa dopo la lettura. Ho mal sopportato entrambe le protagoniste (per motivi differenti fra loro e che non approfondirò per evitare spoiler), però devo comunque ammettere che nel complesso abbia il suo fascino e che la scrittura risulti perfetta per l’ambientazione e per i personaggi, per cui si merita quattro dignitosissime stelle su cinque nel mio giudizio più oggettivo. Insomma, non credo che lo rileggerò, ma mi sento di raccomandarlo a chi ama i racconti gotici con descrizioni brutali, che non indorano mai la pillola, trasformando l’orrore della morte in una macabra poesia.